Omelia nel giorno del Sacro Cuore di Gesù: “Il cuore trafitto” (Collegio Maria Mater Ecclesiae - 15 giugno 2012)




(Estratto dell' omelia del Padre Rettore)

Carissimi seminaristi,
 Celebriamo oggi il giorno del Sacro Cuore, festa profondamente legata al sacerdozio:
-         Perché Cristo es il Sommo sacerdote da cui nasce il nostro sacerdozio.
-         Perché il mistero del cuore di Gesù si rivela nella croce, nella quale Cristo s´immola ed è “sacerdote, vittima e altare”
-         Ed per questo questa è festa è considerata giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti.


Vi suggerisco una contemplazione e meditazione sul “cuore trafitto” de Cristo, mistero del quale ci parla il vangelo: che cosa ha visto Giovanni in questo mistero? Che cosa mi dice a me questo cuore trafitto?

L'evangelista lo presenta come l'avveramento di una profezia: “Guarderanno a me, colui che hanno trafitto” (Zc 12,10). Ci comunica, anche, che dal costato di Gesù subito uscì sangue e acqua. L’acqua e il sangue rimandano al Battesimo, dove l’acqua è il segno e il sangue la ragione dell’efficacia del segno.
 Tutto il sangue della nuova ed eterna alleanza era passato per il cuore di Gesù. Sangue, segno della nuova ed eterna alleanza; acqua segno del lavacro battesimale, che rigenera in virtù del Sangue.

La processione eucaristica

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedì, 7 giugno 2012


Cari fratelli e sorelle!
Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.
corpus_domini_2 Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva  penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.
In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

PRESENTAZIONE DEL CORO “PUERI CANTORES”

<CANTERO UN CANTO NUOVO AL MIO DIO> (GIUDIT 16,13)
Dio, al momento della creazione di ogni uomo, aveva inserito un talento particulare in ogniuno. Il tatento è non per nascondere sotto terrra, ma per utilizare in modo giusto per la crescita del mondo. LA VOCE è un talento, dono e una grazia del Dio, l’artigiano del uomo.
‘PUERI CANTORES’ è un coro composto dagli alunni di quattro scuole cattoliche (San Giuseppe, Buon Pastore, Ave Maria e Maris Stella) dell’arcidiocesi di Colombo, Sri Lanka. è vetamente un tesoro del paese. È un sogno realizato dalla diocesi in tempo nostro.
Il coro è in Roma questi giorni accompagnato dal vescovo, Sua Eminenza Malcolm Cardinale Ranjith per un concerto. Si terra il concerto preso la Basilica di Santi Dodici Apostoli, Roma. Sono venuti al collegio Maria Mater Ecclesiae, Roma per una brevissima persentazione in preparazione del concerto. Il ringraziamento per la presentazione era in queste parole, <Speiamo che quando saremmo in cielo gli angeli canteranno cosi>.
Se qualcuno voule sentire gli angeli cantano? Ascolate la voce unanime di ‘PUERI CNTORES’, perché non sono molto lontano alla voce degli angeli in cielo.
Scritto Da Rasika Dilushan Pereira
Diocesi di Colombo, Srilanka